sabato 1 dicembre 2012

Napoli

Napoli, 1-4 settembre 2011

Giovedi un volo tranquillo, l’arrivo di sera, l’Alibus in orario, piazza Garibaldi, le prime preoccupazioni, facce poco raccomandabili, la mano stretta sulla maniglia della valigia, l’albergo, un rifugio, venerdi i colori, gli odori, i sapori, i rumori, macchine in doppia fila, in due sul motorino, macchine in tripla fila, in tre sul motorino,
 
 
 
 
 
 
 
 


i clacson, l’illusione che la città sia immune dall’afa, la spazzatura che non c’è, i Decumani, via dei Tribunali, i viche nire,
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


la pala del Caravaggio, piazza San Gaetano, gli scavi archeologici, i presepi di San Gregorio Armeno,
 
 
 
 
 
 
 



l’acquisto di un pulcinella di gesso da attaccare all’albero di Natale, la disponibilità dei passanti a fornire indicazioni, le sfogliatelle della pasticceria Scaturchio,
 
 
 
 
 
 
 



i tavolini spostati ma la cameriera sorridente e tollerante, il civico 152 e la doverosa foto, il Duomo, San Gennaro, i dubbi, la credulità, la fede, il miracolo, la sua puntualità, ancora qualche dubbio, poi di nuovo Piazza San Domenico Maggiore per na tazzulella ‘e cafè a 80 centesimi compreso un bicchiere d’acqua, la pizzeria Di Matteo, il profumo del basilico sulla pizza Margherita, la pizza fritta a 3 euro, le frittatine e gli arancini a 1, due economie in un unico Stato, via San Biagio dei Librai, panni stesi, netturbini stanchi,


 
secchiate d’acqua dalle finestre, persone sorridenti, persone abituate a tenere a bada la povertà, i quartieri spagnoli sui quali ci affacciamo con cautela, la Napoli dimenticata, la Napoli da dimenticare, attese, sorprese, scugnizzi con sguardi veloci e corpi scattanti, poi via Toledo, il Cristo Velato, il cielo terso, la chiesa di Santa Chiara ricostruita, la funicolare pulita, Castel Sant’Elmo e un panorama mozzafiato, il golfo dall’alto, il golfo di sera, il profilo di Capri, il tramonto, un bacio a mia moglie, la pizzeria al Vomero, il brindisi di compleanno, le sbarre della metropolitana aperte di notte, la metropolitana deserta, la metropolitana che invece è un treno, sabato mattina Gennaro l’autista con catena d’oro, orologio preciso e guida disinvolta, Pompei che trasuda storia e tragedia,
 
  

l’immagine del Vesuvio che esplode e Pompei che oggi implode, Imma la Guida, letteralmente come intercalare, la salita, il sudore e la polvere del Vesuvio, la foto dei Reduci sulla cima del vulcano, il pensiero rivolto a Gianfranco, la mappa del tesoro, piazza Plebiscito, le lanterne, i pochi turisti, il Maschio Angioino, la pizzeria con un cameriere troppo insistente, il suonatore di chitarra tra i tavoli e la mancia offerta per allontanarlo, domenica la Cappella del Monte di Pietà, di nuovo Santa Chiara, la tomba dei Borbone e gli affreschi scampati ai bombardamenti, qualche istante di raccoglimento e una preghiera, il libro introvabile di Matilde Serao acquistato non appena visto, il mercato della domenica, le sigarette di contrabbando, le pescherie straripanti di pesce fresco, gli abiti tarocchi, le urla degli ambulanti, la libreria Colonnese con Benedetto Croce, Anna Maria Ortese, Giuseppe Marotta e Totò in vetrina, buona parte della cultura napoletana è lì, la pizza da Trianon con l’ultima foto della vacanza concessa al suo forno a legna,
 
 

infine il volo di ritorno insieme a buoni amici, con molti pregiudizi sgretolati e il desiderio di ritornarci presto.

Nessun commento:

Posta un commento